lunedì 2 novembre 2009

RISCHIO IDROGEOLOGICO PER I TERRENI DEL SALERNITANO


dossier da Corriere.it

A rischio idrogeologico il 99% dei comuni salernitani

Legambiente e Protezione Civile: Le amministrazioni municipali non rispettano i vincoli edificatori

SALERNO — L’ultimo rap­porto «Ecosistema Rischio», stilato da Legambiente Cam­pania, boccia la provincia di Salerno Che, rispetto alle altre quattro province campane, conta 157 su 158 comuni a ri­schio idrogeologico. «Il 99% della amministrazioni locali sono a rischio» sostiene l’as­sociazione ambientalista, che, nella consueta relazione an­nuale, assegna la maglia nera proprio alla provincia di Saler­no. Denunciando che l’81% delle amministrazioni che hanno risposto al monitorag­gio avviato da Legambiente ha reso edificabili aree golena­li, alvei di fiumi e aree a ri­schio frana. In alcuni comuni salernita­ni (il 25% per la precisione) ci sono interi quartieri nati in zo­ne rosse. E non solo. Nelle zo­ne a rischio idrogeologico so­no sorte anche strutture e fab­bricati industriali «con grave rischio — emerge dall’inchie­sta effettuata da Operazione Fiumi, la campagna di sensibi­lizzazione e prevenzione orga­nizzata da Legambiente e dal dipartimento della Protezio­ne civile — non solo per l’in­columità dei dipendenti, ma anche per eventuali sversa­menti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni». Gli ambientalisti lanciano così una pesante denuncia su un presunto legame tra gli abusi edilizi edificati in zone a ri­schio idrogeologico e l’inqui­namento delle falde acquifere e del territorio. Alta la percentuale delle scuole costruite in zone a ri­schio. La settimana scorsa a stilare una mappa degli istitu­ti scolastici realizzati in aree da bollino rosso ci ha pensato l’Ance Salerno dopo la pubbli­cazione dei dati emersi da una indagine della Cresme su commissione Dexia Crediop. Individuando ben 162 edifici a rischio tra scuole e ospedali e piazzando Salerno al terzo posto nella classifica dei co­muni con il maggior numero di edifici pubblici realizzati in zone a rischio. Il rapporto di Legambiente Campania lancia, poi, l’affon­do finale, non salvando nean­che uno dei comuni della pro­vincia salernitana. Anzi, dise­gnando una mappa del territo­rio provinciale che desta anco­ra più allarme e preoccupazio­ne, perché nel monitoraggio capillare dell’associazione am­bientalista finiscono anche al­berghi e campeggi. Tutto ciò sarebbe stato possibile, secon­do il dipartimento della Prote­zione civile, anche in dispre­gio dei vincoli edificatori che, almeno nei vari piani regola­tori generali dei singoli comu­ni, compaiono. Ma, anche sul versante urbanistico, i conti non tornano. Perché, se da un lato il 76% delle amministrazioni comu­nali impone vincoli edificato­ri nei piani regolatori, dall’al­tro lato la percentuale aumen­ta (arrivando fino all’81%) se si considerano i comuni che hanno permesso la realizza­zione proprio nelle aree a ri­schio. Di delocalizzazioni, poi, neanche a parlarne. Solo nell’otto per cento dei casi so­no state avviate le procedure per trasferire le abitazioni in aree sicure. Per gli impianti in­dustriali, invece, nessuna de­localizzazione. «Ancora una volta constatiamo come i co­muni della Campania non ab­biano complessivamente mes­so le tematiche di prevenzio­ne di alluvioni e frane tra le priorità del loro lavoro» com­menta Paola Tartabini, porta­voce di Operazione Fiumi.
Angela Cappetta © RIPRODUZIONE RISERVATA 02 novembre 2009